La più recente descrizione del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è contenuta nel DSM-V (APA, 2013. Vedi tabella 1.1), secondo il quale, per poter porre diagnosi di DDAI, un bambino deve presentare almeno 6 sintomi per un minimo di sei mesi e in almeno due contesti; inoltre, è necessario che tali manifestazioni siano presenti prima dei 7 anni di età e soprattutto che compromettano il rendimento scolastico e/o sociale.
Se un soggetto presenta esclusivamente 6 dei 9 sintomi di disattenzione, viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo disattento; se presenta esclusivamente 6 dei 9 sintomi di iperattività-impulsività, allora viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo iperattivo-impulsivo; infine se il soggetto presenta entrambe le problematiche, allora si pone diagnosi di DDAI – sottotipo combinato.
I 18 sintomi presentati nel DSM-IV sono gli stessi contenuti nell’ICD-10 (OMS, 1992), l’unica differenza si ritrova nell’item (f) della categoria iperattività-impulsività (Parla eccessivamente) che, secondo l’OMS, è una manifestazione di impulsività e non di iperattività.
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A. Entrambi (1) o (2):

(1) sei (o più) dei seguenti sintomi di Disattenzione che persistano per almeno 6 mesi con un’intensità incompatibile con il livello di sviluppo e che ha un impatto negativo diretto sulle attività sociali e scolastiche/lavorative:

Disattenzione

(a) spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti  scolastici, sul lavoro o in altre attività;

(b) ha spesso difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco; 

(c) spesso sembra non ascoltare quando gli/le si parla direttamente;

(d) spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti di scuola, le incombenze o i doveri sul   posto di lavoro;  

(e) ha spesso difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività varie;

(f) spesso evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale  protratto (es. compiti a casa o a scuola);

(g) perde spesso gli oggetti necessari per i compiti o altre attività (es. giocattoli, compiti assegnati, matite,  libri, ecc.);

(h) spesso è facilmente distratto da stimoli esterni;

(i) spesso è sbadato nelle attività quotidiane.

(2) sei (o più) dei seguenti sintomi di Iperattività-Impulsività che persistano per almeno 6 mesi con un’intensità incompatibile con il livello di sviluppo e che ha un impatto negativo diretto sulle attività sociali e scolastiche/lavorative: 

Iperattività

 (a) spesso agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia;

 (b) spesso lascia il proprio posto in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti;

(c) spesso scorrazza e salta in situazioni in cui farlo risulta inappropriato (negli adolscenti e negli adulti può                essere limitato al sentirsi irrequieti);

(d) è spesso incapace di giocare o svolgere attività ricreative tranquillamente;

(e) è spesso sotto pressione, agendo come se fosse “azionato/a da un motore”;  

(f) spesso parla troppo;Impulsività

(g) spesso “spara” una risposta prima che la domanda sia stata completata;

(h) ha spesso difficoltà nell’aspettare il proprio turno;

(i) spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.

B. I sintomi iperattivi-impulsivi o di disattenzione che causano le difficoltà devono essere presenti prima dei 12 anni.

C. I problemi causati dai sintomi devono manifestarsi in due o più contesti (es. a scuola [o al lavoro] e a casa).

D. Vi è una chiara evidenza che i sintomi interferiscono con, o riducono, la qualità del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.  

E. I sintomi non si presentano esclusivamente durante il decorso della schizofrenia o di un altro disturbo psicotico e non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale (es. disturbo dell’umore, disturbo d’ansia, disturbo dissociativo, disturbo di personalità, intossicazione o astinenza da sostanze).

Codice basato sui tipi:

314.01 (F90.2) Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Combinato: se i criteri A1 e A2 sono stati soddisfatti entrambi negli ultimi 6 mesi.

314.00 (F.90.0) Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Disattento: se il criterio A1 ma non il criterio A2 è stato soddisfatto negli ultimi 6 mesi.

314.01 (F.90.1) Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività, Tipo Iperattivo-Impulsivo: se il criterio A2 ma non il Criterio A1 è stato soddisfatto negli ultimi 6 mesi.
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Tabella 1.1. Sintomi e criteri diagnostici secondo il DSM-V (APA, 2013).

Sebbene siano stati compiuti notevoli progressi nelle descrizioni nosografiche del Disturbo, rimangono numerosi dubbi e perplessità sulla validità di tale diagnosi. In particolare, non è ancora chiaro se il sottotipo disattento sia veramente una manifestazione del DDAI, o se, invece, rappresenti un disturbo differente, oppure ancora sia la conseguenza di un disagio psicologico derivante da cause eterogenee. In secondo luogo, le ricerche non hanno ancora dimostrato se il sottotipo iperattivo-impulsivo sia separabile dal sottotipo combinato oppure rappresenti una fase precoce di sviluppo del medesimo disturbo che, in concomitanza con l’ingresso nella scuola elementare, assume la veste del sottotipo combinato (Barkley, 1997).

Come ripetuto più volte, l’etichetta Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività deriva dalla descrizione diagnostica del DSM-IV pubblicato dall’Associazione degli Psichiatri Americani (APA, 1994), mentre quella di Sindrome Ipercinetica è descritta nell’ICD-10, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 1992). L’ICD-10 distingue, all’interno della categoria Sindrome Ipercinetica, il Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione e la Sindrome Ipercinetica della Condotta.
Per quanto riguarda il Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione, i sintomi sono gli stessi del DSM-IV. Malgrado questa parziale sovrapposizione, le differenze tra i due manuali sono rilevanti. In particolare, la diagnosi di Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione – DAA (ICD-10, 1992) viene posta solo se un bambino presenta almeno sei sintomi di disattenzione, tre di iperattività e uno di impulsività: in questo modo tale diagnosi è quasi sovrapponibile a quella di DDAI – sottotipo combinato descritta nel DSM-IV (APA, 1994). Da questa differenza ne consegue che l’incidenza del DAA e del DDAI sono radicalmente diverse: tra l’1% e il 2% il primo e tra il 3% e il 5% il secondo (Leung, 1996; Barkley, 1998).

Inoltre secondo il DSM-IV i sintomi devono essere presenti prima dei 7 anni di età, mentre secondo l’ICD-10 prima dei 6. Entrambi i manuali richiedono che il Disturbo sia pervasivo, cioè che si manifesti in almeno due contesti (ad esempio a casa o a scuola), e che comprometta in maniera significativa il funzionamento sociale e scolastico (o lavorativo).
La diagnosi di Sindrome Ipercinetica della Condotta dell’ICD-10 descrive quei casi che, oltre a presentare i sintomi del Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione, manifestano anche comportamenti aggressivi e/o oppositivi/provocatori.
Queste differenze nei criteri diagnostici dei due manuali spiega la diversità nella frequenza di diagnosi dei disturbi da disattenzione/iperattività presente tra Nord-America e Europa: i primi infatti prediligono il sistema dell’APA i secondi quelli dell’OMS.

L’Italia non gode di una tradizione nell’uso di manuali nosografici (se non in quest’ultimo decennio), pertanto ci troviamo nella condizione di poter tenere conto di entrambe le descrizioni diagnostiche. Quella più omogenea, che probabilmente descrive un vero e proprio disturbo, è quella dell’ICD-10, sebbene sia opportuno tenere presente che esistono circa il 3% di bambini che presentano problematiche attentive, associate o meno a disturbi di apprendimento, di ansia o dell’umore che non trovano alcuna collocazione all’interno del manuale ICD-10 (OMS, 1992). Da ciò deriva il fatto che per essi non vengono attivate le necessarie procedure riabilitative di tipo cognitivo. Ci sembra opportuno sottolineare la necessità di tenere in considerazione la presenza di questi bambini che necessitano di un aiuto, tanto quanto quelli con iperattività/impulsività. 

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